domenica 28 febbraio 2016

Anteprima: Nessun pentimento


Buona domenica ragazzi e bentornati su AnniDiNuvole
Siete pronti al terzo volume della "The link series"? Noi non vediamo l'ora e come ingannare l'attesa se non immergerci nel primo capitolo del nuovo libro? In arrivo in Italia il 17 marzo, oggi vi presentiamo un musicista e una nuova assistente. 

"The link series" è composta da:


1- Tutto in una sola notte (recensione QUI)
2- E' stato solo un gioco (recensione QUI)
3- Nessun pentimento (recensione QUI)
4- Deep 


Trama: Voce del gruppo rock Stage Dive, Jimmy è abituato a ottenere quello che vuole quando vuole. E ora desidera prendere parte a feste dove può conoscere donne con cui trascorre solo qualche ora. Dopo avere combinato l’ultimo dei suoi numerosi disastri, che mettono continuamente a rischio l’immagine del gruppo, Jimmy si ritrova a dover lavorare con Lena, una nuova assistente che ha il compito di tenerlo fuori dai guai. E Lena non è certo disposta a farsi umiliare dal suo capo, nonostante sia molto sexy. È determinata a mantenere il loro rapporto professionale dentro precisi limiti, nonostante la chimica tra loro sia molto forte. Jimmy però non perde occasione per darle filo da torcere. E quando esagera, Lena non ha altra scelta che andarsene. Solo allora il musicista si rende conto che potrebbe perdere la cosa migliore che gli sia mai capitata. Riuscirà a convincere la sua ostinata assistente a rischiare tutto e lasciare che sia il suo cuore a prendere l’iniziativa?


LEAD

PROLOGO


Due mesi prima…
Le labbra dell’uomo continuavano a muoversi, ma io non lo ascoltavo già da un po’.
Non mi stavano pagando abbastanza per questo. Impossibile. Era il secondo giorno di lavoro, ed ero già pronta a buttarmi da una finestra. Mi avevano detto che il business della musica sarebbe stato divertente, che sarebbe stato entusiasmante. Mentivano.
“… è così difficile da capire? Ci capiamo? Un éclair è una lunga ciambella ricoperta di cioccolato, con della crema pasticcera nel centro. Non questa, questa… cosa rotonda che mi hai comprato tu. DI NUOVO!” tuonò l’idiota, facendo scuotere le guance.
Alla sua scrivania, la sua assistente personale si mosse in modo provocante, indubbiamente sperando di evitare che lui la scegliesse come suo prossimo bersaglio. Comprensibile. Probabilmente nemmeno lei veniva pagata abbastanza. Solo un masochista si farebbe andare bene questo lavoro per meno di cento dollari all’ora. Di solito cercavo di trovare lavori temporanei, con contratti di un paio di mesi circa. Lavoravo abbastanza a lungo da mettere via un po’ di soldi, ma non abbastanza da essere coinvolta in tragedie.
Di solito.
“Mi stai ascoltando?” la sua pelle fintamente abbronzata passò dal colore arancione ad una notevole sfumatura bordeaux, mentre la sua rabbia aumentava. Se avesse avuto un infarto, non gli avrei fatto la respirazione bocca a bocca. Altre anime buone avrebbero potuto fare tale sacrificio.
“Signorina… quale che sia il suo nome,” disse. “Torni al negozio e mi prenda quello che ho chiesto, per una volta!”
“Morrissey. Il mio nome è Lena Morrissey.” Gli passai un tovagliolino di carta, facendo attenzione a non toccarlo, dato che un professionista doveva sempre tenere le distanze. Per di più, quel tizio era alquanto ripugnante. “E questo è per lei.”
“Che cos’è?”
“È un messaggio da parte del responsabile del negozio di ciambelle, che si scusa per la mancanza di lunghi éclairs di forma fallica. Apparentemente cominciano ad infornarli più tardi,” dissi io. “Dal momento in cui non mi ha creduto quando ieri glielo ho spiegato, ho pensato che forse sarebbe stato più incline a crederci, se la notizia le fosse arrivata da una più importante autorità del mondo delle ciambelle.”
Il povero cucciolo perplesso spostava lo sguardo tra me e il tovagliolino.
“Si chiama Pete, mi è sembrato gentile. Dovrebbe chiamarlo, nel caso avesse bisogno di ulteriori spiegazioni. Come può vedere, gli ho chiesto di scrivere il suo numero lì in basso.” Tentai di indicare il numero in questione, ma Adrian tirò indietro la mano, stropicciando il tovagliolo in una pallina da buttare nella spazzatura. Oh beh, io ci avevo provato.
Più o meno.
Delle risate risuonarono dall’angolo del suo ufficio. Un ragazzo di bell’aspetto con lunghi capelli biondi mi rivolse un sorriso. La Biondina Sorridente era divertita. Io, d’altra parte, molto probabilmente, sarei stata licenziata.
Aspetta un attimo, quello era Mal Ericson degli Stage Dive?
Porco cazzo, era proprio lui.
Quindi gli altri tre ragazzi erano gli altri componenti della band.
Cercai di non guardarli troppo, ma i miei occhi erano di un altro avviso. Persone famose. Però! Almeno ero riuscita a vedere qualcuno da vicino prima di farmi sbattere fuori a calci in culo. Non sembravano troppo diversi da noi normali esseri umani, forse erano solo un po’ più carini. Nonostante avessi completamente abbandonato l’idea di avere a che fare con gli uomini, il loro fattore wow era innegabile. I due ragazzi dai capelli scuri e la carnagione chiara si stavano consultando mentre sfogliavano alcuni documenti. Dovevano essere David e Jimmy Ferris, i fratelli. Ben Nicholson, il bassista e il più grosso di tutti, si stava stiracchiando, le mani dietro la testa, mezzo addormentato. Tanta stima. Ottimo modo di affrontare una riunione.
Mal mi fece un cenno con la mano. “Lena Morrissey, eh?”
“Sì.”
“Mi piaci. Fai ridere.”
“Grazie,” risposi ironicamente.
“Mal, amico mio.” Si intromise Adrian. “Lascia che mi tolga dai piedi questa… donna, e possiamo concludere il nostro affare.”
Il leone dell’azienda spostò i suoi occhi su di me ancora una volta. “Sei licenziata. Vattene da qui.”
Eccola che era arrivata. Grosso sospiro.
“Non così in fretta.” Mal si alzò in piedi e si avviò spavaldo verso di noi. “Quindi ti occupi delle stronzate dell’amministrazione, qui?”
“Me ne occupavo, sì.”
Mi rivolse un sorriso tranquillo. “Non sembri particolarmente colpita da me, Lena. Non mi trovi notevole?”
“Certo la trovo notevole. Suppongo di essere stata semplicemente troppo occupata a farmi licenziare, per apprezzare appieno l’importanza del momento.” Con le mani sui fianchi, lo guardai negli occhi. Era carino, e scommessi con me stessa che quel sorriso aveva funzionato con tante, tante donne. Ma con me non avrebbe funzionato. “Stia tranquillo, più tardi darò di matto dall’emozione.”
Si appoggiò allo stipite della porta. “Mi dai la tua parola?”
“Assolutamente.”
“Mi fido, eh?”
“E io lo apprezzo molto, signor Ericson. Non la deluderò.”
Mi fece un sorriso enorme. “Sei un po’ insolente. Mi piace.”
“Grazie.”
“Prego.” Inclinando la testa, tamburellò un dito contro il labbro. “Sei single, Lena?”
“E lo vuole sapere per quale ragione?”
“Semplice curiosità. A giudicare dalla tua espressione, penso che la risposta sia sì. E vergogna ai miei fratelli di tutto il mondo per non aver fatto caso ad una ragazza raffinata come te.”
Non è che un buon numero dei suoi ‘fratelli’ non aveva fatto caso a me. Avevano invece deciso di fottersene di me, da qui la mia espressione. Ma per nessuna cazzo di ragione glielo avrei detto. “Ehm, Mal?” Adrian strattonò la spessa catena d’oro che portava al collo come se fosse un collare.
“Solo un secondo, Adrian.” Mal mi scrutò lentamente da capo a piedi, lasciando che lo sguardo indugiasse sul mio seno abbonante. Tette grosse, carente in altezza e fianchi larghi di famiglia. Mia mamma era esattamente uguale a me, quindi c’era ben poco che ci potessi fare. D’altro canto, la mancanza di fortuna in amore era una caratteristica solo mia. Il matrimonio dei miei genitori durava da quasi trent’anni, e mia sorella stava per sposarsi, anche se non avrei partecipato alle sue nozze. Lunga storia. O una breve storia di merda, a voi la scelta.
In ogni caso, io stavo bene così com’ero: fantastica, sola e libera.
“Penso davvero che potresti essere quella giusta, Lena.” disse il batterista, strappandomi dai miei pensieri.
Sbattei le palpebre. “Sul serio?”
“Sì. Voglio dire, guardati, sei così carina e adorabile. Ma quello che mi piace particolarmente è il modo in cui mi guardi attraverso quegli occhiali sexy, alla vai-a-farti-fottere.”
“Ti piace, vero?” Sorrisi a trentadue denti.
“Oh, sì. Perdutamente. Ma tu non fai per me.”
“No?”
“Temo di no.” Lui scosse la testa.
“Diamine.”
“Sì, lo so. Ci perdi un sacco.”
Sospirò, spostandosi i capelli dietro le orecchie, poi guardò dietro di sé. “Signori, riguardo il problema di cui stavamo discutendo poco fa. Credo di aver trovato una soluzione.”
Lo sguardo di David Ferris si spostò da Mal a me, la fronte corrugata. “Sei serio?”
“Al centodieci per cento.”
“L’hai sentita, è una segretaria.” Il Ferris più vecchio, Jimmy, non alzò nemmeno gli occhi dai fogli. La sua voce era piatta, profonda, decisamente disinteressata. “Non ha qualifiche.”
Mal sbuffò. “Perché tutti quelli con le qualifiche fighe hanno fatto un cazzo di lavoro ben fatto, giusto? Quanti ne hai licenziati o fatti scappare fino adesso? È ora di guardare il problema sotto un’altra prospettiva, amico. Apri la mente al fatto che potrebbe trattarsi della signorina Lena Morrissey.”
“Di cosa state parlando?” Chiesi disorientata.
“Ragazzi, ragazzi.” La faccia da culo di Adrian cominciò a sventolare le mani, nel panico. “Non puoi parlare seriamente. Fermiamoci un attimo a pensarci.”
“Dacci un minuto, Adrian,” disse David. “Non è facile convivere con lui. Pensi che lei sia in grado di farcela?”
Jimmy sbuffò.
“Sì, penso di sì,” disse Mal, saltellando tutto eccitato. Alzò i pugni, come per combattere. “Fammi vedere chi sei, Lena. Prendimi a calci. Forza, campionessa. Puoi farcela. Mettimi al muro!”
Che svitato. Allontanai dal mio viso il suo irritante pugno. “Signor Ericson, ha più o meno cinque secondi per dare un senso a tutto questo, poi me ne vado.”
David Ferris mi rivolse un sorrisino. Si trattava di approvazione, forse? Non ne avevo idea, ma non mi importava. La scenetta era durata fin troppo.
Dovevo delle spiegazioni all’agenzia che mi aveva trovato il lavoro, e dato che non era la prima volta che perdevo la testa a causa di un idiota con cui lavoravo, avevo ben poche speranze che mi perdonassero. Potrebbero avermi chiesto di comportarmi meglio già una o due volte, ma davvero, la vita è troppo breve per passarla a prendersi parole. Lascia che le persone ti mettano i piedi in testa, e avrai ciò che meriti. L’ho imparato nel modo più difficile.
Scrollando le spalle deluso, Mal sospirò.
“Ok, ok. Niente giochetti con me. Vediamo se mi interessa.”
Lui e David si scambiarono un’occhiata. Poi David colpì suo fratello con il gomito. “Pensarci su potrebbe valerne la pena.”
“Zittisce Adrian e improvvisamente diventa la persona giusta?” chiese Jimmy. “Seriamente?”
“Mal ha ragione, lei è diversa.”
Adrian sbuffò per la disperazione. Sarò anche meschina, ma il mio cuore vibrò di gioia a sentirlo sospirare. Forse la giornata non era proprio da buttare.
“Dimmi, Lena,” disse Mal con un sorriso in volto. “Che ne pensi di Portland?”
“Non piove costantemente, lì?” chiesi. In tutta onestà, l’idea di dirigermi così lontano, a nord della West Coast, non mi attirava molto.
“Lo so, dolce Lena, lo so. Fidati, ho provato a convincerli a trasferirsi a Los Angeles, ma non vogliono cedere. In questo periodo i fratelli Ferris abitano a Portland. Perfino Benny ci si è trasferito.” Ben, il bassista, aprì un occhio e ci guardò con aria stanca. Poi lo richiuse, e tornò a dormire.
“Allora, Jimbo,” disse Mal, appoggiandosi di nuovo allo stipite. “Aiutami a convincerla che Portland non fa del tutto schifo.”
Finalmente, dopo una lunga attesa, Jimmy sospirò e, per la prima volta, mi guardò.

Traduzione a cura di
Valentina Deguidi

sabato 27 febbraio 2016

Recensione: Everneath


Salve lettori e bentornati nei nostri sabati. Pronti a scoprire un nuovo libro? 
Oggi vi parliamo del primo libro della serie che prende il nome proprio da questo. Continuate a restare con noi.

  • Titolo: Everneath
  • Autore: Brodi Ashton
  • Casa editrice: DeAgostini
  • Numero pagine: 302
  • Da acquistare o no? No
  • Link: http://www.amazon.it/Everneath-Brodi-Ashton-ebook/dp/B019IXYIU2/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1456477751&sr=8-1&keywords=everneath
  • Voto: 5


Voto copertina:


Nikki Beckett è stata risucchiata all’inferno. Uno strano inferno chiamato Everneath, popolato dagli Eterni, esseri che per sopravvivere devono nutrirsi delle emozioni del genere umana.
Dopo cento anni (sei mesi sulla terra) passati nell’Oltretomba a lasciare che l’Eterno che l’ha rapita si nutra di lei, Nikki può finalmente tornare sulla terra per altri sei mesi e cercare di sfruttare il tempo che le resta per stare con Jack, il ragazzo che ama e non ha mai dimenticato, e la sua famiglia, prima che l’inferno torni a reclamarla. Tuttavia, l’Eterno che ha causato la sua scomparsa, Cole, è deciso a riportarla con sé il prima possibile e a farla diventare la sua regina.


Everneath parte con una premessa molto interessante, intende riprendere il mito di Ade e Persone e riadattarlo, creando un mondo in cui non solo il loro mito ma anche tanti altri (Orfeo ed Euridice tra questi) sono realtà.
Purtroppo, quello che poteva essere un ottimo libro, con uno stile di scrittura fluido e una grammatica priva di errori, cade presto nella banalità.
Il libro è una lunghissima e alquanto noiosa introduzione al capitolo successivo. Nella realtà dei fatti, l’azione è quasi totalmente assente e per tutto il romanzo assistiamo ai sensi di colpa di una ragazza ancora innamorata del suo ex ragazzo e indecisa sul se tentare di conquistarlo oppure no.
Dopo sei mesi di assenza e solo sei mesi per stare di nuovo con le persone che ama, la sua famiglia passa quasi totalmente in secondo pieno e le viene dedicata solo qualche sporadica scena.
Il triangolo tra Nikki, Jack e Cole non funziona. Innanzitutto per la povera caratterizzazione dei personaggi che non permette al lettore di simpatizzare con loro. Nikki è totalmente presa da se stessa e da Jack: Jack è tutto quello che lei vive, respira, pensa, ogni sua azione è totalmente guidata da quello che prova per lui.
Jack è piatto, banale. Non si riesce a capire cosa spinga lei ad amarlo così tanto, né cosa spinga lui da amare così tanto lei.
Cole. Cole è la vera delusione di questa storia. Dovrebbe essere il cattivo e allo stesso tempo il terzo vertice del triangolo ma tutto quello che riesce a fare è risultare insopportabile. Nel tentativo di convincerla a tornare con lui nell’Everneath, Cole cerca di distruggere ogni sua relazione nel presente con metodi meschini e conversazioni prive di senso. L’antagonista dovrebbe avere un piano, un metodo e un fine, dovrebbe agire d’astuzia, avere una psicologia quasi inoppugnabile e allo stesso tempo risultare affascinante. Cole non è niente di tutto questo, purtroppo.
La mitologia non è spiegata abbastanza bene, è piuttosto un ammasso di informazioni buttate qua e là ma che non dicono davvero niente di concreto sull’Everneath e sulla sua, pare, cattivissima regina. È tra l’altro una mitologia mescolata, si inizia con il mito greco di Ade e Persefone, ma poi si passa ad Orfeo ed Euridice ed infine si finisce agli egizi, che non si capisce bene cosa c’entrino.
Per concludere, questo libro mi ha decisamente delusa e annoiata. Avrebbe potuto essere una bella storia ma non è stata sfruttata, a mio parere, nel modo giusto.

Fede

venerdì 26 febbraio 2016

Recensione: Cows and jeans


Buonasera amici e amiche di AnniDiNuvole, ben ritrovati! Finalmente è venerdì, e come ogni venerdì vi proponiamo uno degli #autoriemergenti che vi potrà accompagnare per questo weekend tra mucche, anzi vacche e jeans. Pronti ad entrar a far parte del magico mondo di Sperdutolandia? Andiamo...


Quando si hanno 18 anni è normale aver bisogno dei propri spazi, voler capire chi si è e trovare il proprio posto nel mondo. Eppure quando Pan Fletcher si vede obbligata a lasciare casa sua per volontà dei genitori e a trasferirsi da suo nonno in campagna il mondo sembra crollarle addosso. Suo fratello minore, Josh, potrà rimanere in città, mentre lei dovrà abbandonare il suo angolo di mondo, la sua migliore amica e le sue certezze per trasferirsi in una fattoria dove l'unico campo che c'è è quello che circonda la casa. Non è facile per la ragazza abituarsi ad orari improponibili, a regole ferree, ad una vita priva di ogni tipo di comodità e a due coinquilini burberi e arroganti quanto suo nonno Abe e Dean, il ragazzo che lo aiuta in casa e nella proprietà, eppure in città Pan non si è mai sentita cosi importante come in campagna. Sull'iniziale stupore per il suo arrivo infatti prendono subito il sopravvento la simpatia e la curiosità degli abitanti del paese per quella ragazza, tanto strana e buffa quanto solare e determinata, alla ricerca di un posto che la faccia sentire viva, importante e in pace con se stessa. Ci vorrà del tempo perche si abitui ma con l'aiuto di quanti le vogliono bene Pan riuscirà a scoprire dei lati del suo carattere che non sapeva di avere, imparerà che non sempre la prima impressione è quella che conta e che se si sta bene con se stessi si starà bene anche con gli altri. 


Vi consiglio vivamente di leggere questa storia, l'ho trovata per puro caso ma mi è piaciuta molto e mi ha aiutato a riflettere e a comprendere che se anche a volte ci sentiamo fuori luogo, inadatti, costretti in un luogo o in un ruolo che non ci appartiene, bisogna avere il coraggio di scappare e l'unica via di fuga è spesso la più impensabile, quella che non crederemmo mai adatta a noi. Pan Fletcher potremmo essere un po tutti noi, e non dobbiamo aver paura di mucche e jeans... le nostre paure più grandi potrebbero essere i nostri migliori alleati!

Sperando che la recensione vi abbia incuriosito almeno un po' vi saluto, augurandovi un buon fine settimana e invitandovi a seguirci sui nostri social... ci sono delle grandi novità in arrivo per voi! A presto amici.

Sara C.