mercoledì 25 aprile 2018

Blog Tour: Birthday Girl

Ciao ragazze!
oggi siamo orgogliose di far parte del Blog Tour del nuovo romanzo di Penelope Douglas, Birthday Girl. Al giorno d’oggi non sappiamo se la Newton Compton ha acquistato i diritti per la traduzione, ma spero tanto di sì! Volete saperne di più? Non vi resta che continuare a leggere

· Titolo: Birthday Girl
· Autore: Penelope Douglas
· Pagine: 349
· Aggiungetelo su GR: https://bit.ly/2Gp74DE
· La bacheca pinterest: https://www.pinterest.com/penelopedouglas/birthday-girl-2018/ 

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JORDAN
Mi ha preso con sé quando non sapevo dove andare.
Non mi usa, non mi fa del male, non si dimentica di me. Non mi tratta come se fossi una nullità, non mi dà per scontata. Mi sentire al sicuro.
Si ricorda di me, ride con me, mi guarda. Mi ascolta, mi protegge. Mi vede. Sento i suoi occhi su di me durante la colazione e quando sento la sua macchina nel vialetto il cuore inizia a battere sempre più veloce.
Devo fermare tutto questo.
Non deve andare oltre.
Una volta mia sorella mia ha detto che i migliori sono sempre occupati.
Ma Pike Lawson è libero.
Sono io a essere fidanzata.

PIKE
L’ho presa con me, pensavo di essere l’aiuto.
Le ho fatto da mangiare, l’ho aiutata. Pensavo si trattasse di qualcosa di poco conto.
Ma con il passare dei giorni, è diventata sempre più importante. Non riesco a smettere di non pensarla, non riesco a smettere di trattenere il respiro ogni volta che ci incontriamo per casa. Non posso toccarla, e non dovrei volerlo.
Ma più stiamo insieme, più diventa una parte di me.
Ma questa cosa non deve continuare. Lei ha diciannove anni, io trentotto.
Mio figlio è il suo fidanzato.
E, sfortunatamente, ora vivono entrambi a casa mia.


“Dove cazzo è la mia spugna?” 
Se leggerai Birthday Girl potrai scoprirlo!

PIKE
“Come cazzo è vestita?” mormoro sedendomi sullo sgabello.
Dutch si gira verso di me, il bicchiere a pochi millimetri dalle labbra. “Ѐ una sfilata in biancheria intima” mi informa. “Lo fanno ogni giovedì sera. Le bariste e le cameriere versano da bere in corsetto e reggicalze. È una cosa divertente”.
No. Assolutamente no. 
Mi giro e vedo che anche delle altre ragazze hanno lo stesso outfit, se non più succinto di quello di Jordan.
“Ma è la prima volta per Jordan” aggiunge. “Questo mi stupisce… Pensavo volessi saperlo.”
“E perché?” prendo una birra dal cestello sul tavolo.
“Come non detto” mormora girandosi. “A quanto pare non te ne potrebbe fregare di meno.”
Lo guardo di traverso, percependo il suo tono divertito.
Rimettendo la birra nel cestello, senza averla nemmeno aperta, mi alzo e vado al bancone. Lo sento ridere. Non mi interessa.
Lei è una mia responsabilità e non voglio che faccia cose di questo genere solamente perché avrebbe bisogno di denaro.
Oltre a Jordan c’è solamente un’altra barista, la proprietaria, Shel. Sono sicura che non mi abbia dimenticato, quindi mi dirigo al capo opposto del bancone, attiro l’attenzione di Jordan.
“Come cazzo sei vestita?” le dico sporgendomi verso di lei.
Alza il capo, incontra i miei occhi e scappa via, come se fosse l’ultima persona con la quale vorrebbe avere a che fare.
Serve le birre, prende i soldi e si gira, sistemandoli nella cassa. Mi assicura che va tutto bene. “Ѐ solo un corsetto, Pike”.
“Ti stanno guardando tutti.”
Annuisce, sorridendo sorniona. “Esattamente.”
Sospiro, cercando di mandar via con lo sguardo un ragazzo che aveva provato ad avvicinarsi. “Jordan, la nostra è una piccola città. E se entrasse tuo padre?”
“Non accadrà mai” dice chiudendo il registro di cassa e guardandomi. “Ed è la prima volta che ti vedo qui.” Arrossisce. “Poi non sono stupida. Non mi umilierei mai.”
Si gira per dare il resto al cliente, ma con un gesto della mano lui le dice di tenerlo. Sorride e si gira, mettendo il conto in un cestino già strapieno.
“Che ci fai qui?” chiede iniziando a preparare un nuovo drink. “Pensavo che non partecipassi all’addio al celibato perché sai… domani al lavoro c’è bisogno che ci sia almeno qualcuno senza dopo sbronza.” Dice imitando la mia voce.
Sollevo un sopracciglio. Quella non è la mia voce.
Prendo la molletta dalla tasca e gliela porgo.
Mi chiede impassibile dove l’abbia trovata. La prende e la butta da qualche parte, probabilmente nel cestino.
Prende un tovagliolino, lo mette di fronte al cliente e gli dà un altro drink.
“Se hai bisongo di denaro te lo presto io, va bene?”
Si ferma, guardandomi. È arrabbiata, sembra che voglia urlarmi contro, ma non lo fa. Invece fa il giro del bancone, va verso un corridoio e, con un gesto, mi dice di seguirla.
Mi si stringe lo stomaco. Non volevo farla incazzare. Adesso che le dico.
Facendomi strada tra la folla, vado verso il corridoio, andando verso la stessa strada dove l’ho vista piangere la scorsa volta.
Entro. È in piedi, con le mani sui fianchi e la testa inclinata.
“Preferirei prendere da mangiare da un cassonetto piuttosto che accettare i tuoi soldi” afferma piccata.
Dovrei star zitto. Ma non ci riesco. “Mi dispiace dirtelo, cara mia, ma lo stai già facendo. Vivi a casa mia e non paghi l’affitto o le bollette.”
“Cucino e faccio le pulizie!” urla, ma sono sicuro che nessuno l’ha sentita. La musica è troppo alta. “Cazzone arrogante, io lo pago l’affitto!”
“Ok, hai ragione. Va bene? Ma credimi Jordan, la gene inizierà a farsi delle strane idee. Penseranno che potranno toccarti, anche se sei con mio figlio. Lo stai mettendo in imbarazzo.”
“Tuo figlio” inizia a ridere. “Beh, l’hai mancato per poco. Ha già visto questo corsetto e, Pike, non gli interessa. Ha detto che ero fica e poi se n’è andato con gli amici. Non gli interessa.”
“Beh, questo non vale per me!”
Lo dico e non riesco a rimangiarmi le parole. Non riesco più nemmeno a respirare.
Cazzo. Cosa ho appena detto?

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